Capire i limiti del Pil non significa abbracciare la prospettiva della decrescita. Ma servono nuovi indicatori per società generative, capaci di fornire opportunità di realizzazione, in senso ampio, al più alto numero possibile di persone.
Il Pil non è una buona misura dell’economia. Cattura la quantità ma non la qualità della crescita. Se il Pil rimarrà al centro dell’attenzione come adesso, il nostro futuro sarà ben triste. Tutti coloro che pianificano il nostro futuro devono usare un indice che consideri altri aspetti oltre il Pil.
Un altra economia. La Cappella Sistina non viene valutata nel PIL, ma ha certamente aumentato il benessere dell’umanità; così come la ricerca scientifica e le ricadute nella speranza di vita dell’uomo. Occorre riconoscere che il nostro rapporto con l’economia va cambiato.
“Se la ricchezza non fa la felicità, figuriamoci la povertà”. Con questa battuta fulminante, Woody Allen, descrive, a sua insaputa, uno dei paradossi più famosi tra quelli scoperti dagli economisti negli ultimi decenni
David Pilling, editorialista economico del Financial Times smonta tutti i falsi miti sul prodotto interno lordo ne “L'illusione della crescita” (Il Saggiatore): “Compatta tutto in un unico numero grande facile da capire, ma è contraddittorio. Esistono almeno altre quattro misurazioni alternative”