La guerra, prima ancora che militare, è un conflitto culturale e dialettico. Perciò un docente ha riunito a Tel Aviv giovani di lingua ebraica (che hanno letto il palestinese Darwish) e altri di lingua araba (che hanno letto un’ opera sulla Shoah) in cerca di nuove vie per dialogare. È andata bene
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Vita nuova per vecchie parole: la politica illude
Mai come negli ultimi anni in Italia la lingua è stata al centro di scontri ideologici con un rapido avvicendarsi di slogan diversi. Ma studiando il caso con scrupolo da filologi, emerge che certi termini migrano da un partito all’altro e da un leader all’altro.
La narrazione che si fa per interposta persona
«Parole rubate». Francesco Permunian propone una raccolta guidata di una trentina di citazioni «più o meno letterarie e di varia umanità», frutto di una vita di letture, alla ricerca di una chiave per capire il mondo
Benvenuti nell’era del Phono sapiens
Mondi digitali. Le piattaforme social non sono in grado di rimuovere il vuoto narrativo attuale. Postare, mettere like, condividere amplifica il disincanto senza generare empatia e vicinanza
L’insulto è uno spreco di parole che peggiorano la vita
Otto italiani su dieci utilizzano le ingiurie nel loro linguaggio quotidiano. Dicono che servono a difendersi, ma non sempre è vero. Piuttosto, guardiamoci allo specchio e rendiamoci conto che insultare peggiora la vita.
L’universo della lingua
Anche il linguaggio viene indagato e non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti. Noi siamo i nostri limiti
La lingua dell’universo
Il cosmo lancia messaggi che finalmente stiamo cominciando a capire: raggi X, raggi gamma, c’è tutto un grande discorso là fuori da ascoltare...
Gaza, perché non si deve usare la parola genocidio
Risponde a requisiti precisi e a circostanze rigorosamente definite. E va evocata, proprio per la sua terribile imponenza etica, solo quando effettivamente se ne verifichino le condizioni
Se il boomer simpaminizza la ghenga
Cosa hai sopra la testa la dice lunga su cosa c’è dentro la tua testa
La lingua dell’odio
Le parole sono diventate il campo di battaglia della politica, il «noi» contro «voi», e la categoria del politicamente corretto appare inadeguata ad affrontare la questione. Meglio pensare a un uso civilmente responsabile o umanamente rispettoso dell’italiano, allora. Perché ciò che si verifica, come mostriamo in queste pagine, è una normalizzazione dell’aggressività