La mentalità del ghetto ottunde e disarma, distrugge le difese
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Il film-profezia di Pasolini, così nel ’63 raccontò l’Italia d’oggi
La visione de "La rabbia", il film-saggio di Pier Paolo Pasolini finalmente ricomposto da Giuseppe Bertolucci, con la Cineteca di Bologna che presiede, nella versione pensata dall'autore, senza l'insensata aggiunta di Giovanni Guareschi, solleva un dubbio terribile. O Pasolini era davvero un profeta oppure l'Italia è tornata indietro di mezzo secolo, ai peggiori anni Cinquanta, tempi gretti, reazionari, impauriti.
Nessuno può insegnare con 1200 euro al mese
Non è possibile insegnare con uno stipendio di 1200 euro al mese. Con questa somma non si possono comprare libri e nemmeno giornali: né si acquistano vestiti, cappotti e golf nuovi, senza i quali nessuno avrà mai il rispetto degli alunni, visto che oggi la dignità esiste solo se è accompagnata da danari.
La rabbia
Il testo che segue, scritto da Pier Paolo Pasolini, è apparso sul n. 38 del 20 settembre 1962 sulla rivista "Vie nuove", con cui Pasolini collaborava, ed è stato raccolto, insieme ad altri interventi, nel volume Le belle bandiere, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma. Pasolini risponde a un lettore che gli aveva rivolto appunto alcune domande sul film.
Analfabeti, un popolo in crescita. Sono quasi sei milioni, altri 13 a rischio
Che un terzo della popolazione italiana sia analfabeta è stato confermato anche da due ricerche internazionali che non si basano su autocertificazioni, ma sull'osservazione diretta degli intervistati e delle loro effettive capacità, a prescindere dal livello di istruzione dichiarato.
Legalità d’evasione.
Dopo una breve stagione politica, il ritorno del giallo a una omologata letteratura d'intrattenimento
Raccontare l’ Italia senza avere paura di sporcarsi le mani
Così come negli scaffali delle librerie, fra lividi pamphlet contro tutto e contro tutti, manualistica sulla seduzione fai-da-te, agiografie di veline e velinari e barzellette sulla castroneria nazionale, da anni ormai campeggia il nucleo "hard-core" di una letteratura "non identificata" che si danna l'anima per afferrare i contorni troppo spesso indecifrabili dell'Italia, il mutamento antropologico del suo presente e le ossessioni del suo eterno e inattaccabile spessore reazionario.
Le ragioni del dubbio.
Per una morale a misura d'uomo
Una società totalmente giusta non è affatto auspicabile.
Incontro con la filosofa ungherese, che in questa pagina racconta i principali passaggi della sua vita, a partire dall'incontro casuale con Lukács. All'università la iniziò alla filosofia e ora torna nei suoi ricordi come «una rivelazione»
La democrazia ha ancora bisogno di maestri
Questa società non ha dunque bisogno di maestri. Sono pateticamente inutili. I mezzi attraverso cui si trasmettono conoscenze e si formano coscienze si chiamano maestra-televisione, maestra-pubblicità, maestra-comunicazione, maestra-moda, ecc. Queste sì sono maestre ugualitarie, stanno sul nostro stesso piano, usano il nostro stesso linguaggio, si prestano a essere comprese da tutti senza sforzi, sono adatte alla società dei grandi numeri, sono perciò pienamente democratiche.