Evelyn Waugh Un vittoriano in esilio nel ’900

Scrittore capace per primo di denunciare l’ambiguità sessuale del nome, appartiene alla nidiata di liberi, stravaganti gentiluomini — Borges, Nabokov, Queneau... — nati a cavallo di due epoche. Ora che arriva in Italia la prima parte della sua autobiografia (mai completata), c’è l’occasione per spendersi un po’ per una figura da qualche tempo trascurata dalle nostre parti. Viviamo una stagione in cui la falange di autori ansiosi di spremersi i foruncoli in pubblico non smette di crescere. Ecco, Waugh appartiene a un’altra famiglia. Il XIX secolo inglese, così generoso di geni, non annovera molti prosatori alla sua altezza. E poi c’è la satira, nella tradizione di Aristofane, Molière, Swift...

Perché difendo Roth (e tutta la letteratura)

Oggi negli Usa esce l’attesa biografia del romanziere americano firmata da Blake Bailey e si riaccendono le polemiche — Lo hanno chiamato misogino, antisemita, morboso. Ma in una sua virgola c’è più morale che in chi lo accusa  — Ma dove passa il confine tra l’uomo e la sua opera? Se lo chiede uno scrittore a proposito degli autori che ama di più