Mentre i piani del primo ministro Rishi Sunak mostrano una mancanza di fiducia nel ruolo dello stato, quelli dei laburisti sono vittima di una falsa dicotomia tra spesa e crescita
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L’era della paura e della regressione
Il nazionalismo, il disprezzo dell’altro e delle donne, il degrado linguistico Anatomia della crisi che sta attraversando il nostro Paese
Una casa per tutti
I paesi occidentali vivono una crisi abitativa che i governi non riescono ad affrontare. Per questo molte persone guardano al caso di Vienna, che grazie ai progetti di edilizia sociale riesce a offrire case confortevoli in affitto a prezzi bassi
Un voto di transizione
Sui risultati delle recenti elezioni amministrative abbiamo chiesto il parere di Piero Ignazi, di cui da pochi giorni è andata in libreria la nuova edizione del suo Il polo escluso
Eva contro Eva?
Meloni/Schlein: due narrazioni
Basterebbe un minimo di umiltà per non umiliare il prossimo
Un Ministro dell’Istruzione e del Merito della nostra Repubblica dichiara che l’umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità e poi si corregge dicendo che è stato un lapsus, voleva dire ‘umiltà’.
Europa tra Guerra e Pace
L’Occidente deve aiutare Kiev. Ma l’obiettivo è vincere la guerra o non perderla? Attorno a questa distinzione si gioca la possibilità di aprire finalmente un negoziato
Un mondo multipolare
Non viviamo più in un mondo guidato dagli Usa e neppure diviso tra gli Usa e la rivale Cina. Nessun Paese può determinare più il destino degli altri
Sezionare il neoliberalismo per criticarlo
Affinché le idee si battano nell’arena pubblica bisogna riassumerle, catalogarle: ed è verosimile che la difficoltà di definire il neoliberalismo ne abbia ostacolato la critica
Le proteste di questo tempo sono enormi, digitali e inutili
Negli ultimi vent’anni le mobilitazioni popolari sono cresciute a dismisura ma hanno progressivamente perso la capacità di influenzare le decisioni nelle democrazie, figurarsi quella di rovesciare i regimi. È l’effetto paradossale di una piazza globale che ha fin troppi mezzi per far sentire la propria voce, e perciò s’illude che non ci sia bisogno della fase “politica”