Concetta Vinciprova è morta ancora giovane. La sua esistenza è sempre stata ricca di lucido impegno intellettuale. I suoi allievi al Liceo Vico di Napoli la ricordano, riproponendo una sua poesia, come una meravigliosa compagna di strada.
A Roberto Franceschi
Vi sono tanti modi di morire
Anche per un ragazzo di vent’anni
– fragile bolla d’alitato vetro è la vita di un uomo-:
ma questa pistolettata alla nuca
è cosa troppo assurda e tragica per potersi accettare.
Io li riconosco
questi occhi che non avevo mai veduti,
questo sguardo serio e fermo
e la luce annidata nel fondo delle pupille:
li ho incontrati altre volte, ogni giorno,
sui banchi delle scuola o magari fuori dalle aule disertate.
Uno di quelli che non gridavano troppo. Che si scalmanano raramente:
ma allora il furore è caparbio.
Forse dieci anni fa sarebbe stato un allievo modello,
un primo delle classe
con la pagella piena di nove;
oggi occhi siffatti intimidiscono.
Pure così avrei voluto che fosse mio figlio
Se ne avessi avuto uno.
Soldati di una sterminata milizia
-una fiumana che sale da ogni angolo della terra.
Nord e sud, oriente e occidente-
Araldi della nuova Gerusalemme,
arcangeli dalla spada fiammeggiante
perché le porte degli Inferi non prevalgano.
E io so che quando uno di loro muore
È come se una vivida stella
In qualche punto di questa torpida notte che ci sovrasta