Ombra di tutti – Un progetto dell’artista Patrizio Raso intorno al Monumento a Roberto Franceschi
La ricerca dell’artista Patrizio Raso intorno al Monumento a Roberto Franceschi – iniziata nel 2020 in stretta collaborazione con la Fondazione Roberto Franceschi – dal 2021 matura in un percorso complesso che estende il Monumento oltre la sua sede, attraverso un programma itinerante e nazionale destinato a mettere a confronto altri luoghi, altre persone.
Dall’itinerario prende corpo l’Ombra di tutti, un’opera realizzata con i vestiti che l’artista raccoglie da tutti coloro che vogliono donarli per intrecciarli con il montgomery di Roberto. L’intreccio mette insieme passato e presente per costituire un’ombra trasportabile che possa interagire con i luoghi e le persone, costruendo ogni volta, anche in modo estemporaneo, nuovi spazi narrativi e di dialogo.
La proiezione d’ombra del Monumento a Roberto è il riferimento per la forma dell’opera. Nel mese di giugno del 2021, Patrizio Raso e un ristretto numero di persone, in un’azione estemporanea, “raccolgono l’ombra” srotolando sulla strada di via Bocconi un grande foglio su cui viene tracciata la silhouette del Monumento.
Nello stesso luogo, a settembre 2021 inizia la fase di raccolta degli indumenti e delle storie promossa con l’artista dalla Fondazione Roberto Franceschi.
Hanno aderito al progetto, tra gli altri, le Associazioni dei familiari delle vittime di Piazza Fontana, della Strage di Bologna e dell’eccidio di Marzabotto, Licia, Silvia e Claudia Pinelli, le ANPI provinciali di Milano e Bergamo, Benedetta Tobagi, l’Archivio Flamigni, Haidi ed Elena Giuliani con il Comitato Piazza Carlo Giuliani, Adele Rossi, Simonetta Gola, il Comitato 8 ottobre 2001, Mari d’Agostino, Angelo Sicilia, la Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Alessandra Ballerini, Silvia Polleri, Vincenzo Chindamo, Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasier, Carlo Monguzzi, oltre a varie scuole e accademie e singoli cittadini.
Sono più di 150 gli indumenti raccolti: per ogni tessuto una storia, una persona, un incontro.
Oltre 25 eventi in 2 anni: sono stati organizzati workshop, incontri singoli o a piccoli gruppi nelle case, nei bar, nei ristoranti, nelle piazze, nei parchi, nei musei, nelle scuole, nei centri sociali, nelle sedi delle associazioni e delle realtà coinvolte, nei luoghi di interesse per la storia dei partecipanti.
Le persone che hanno partecipato agli incontri sono di età, genere e interessi diversi, tutte unitamente generose nel donare indumenti di estremo valore affettivo. Sono tessuti di vario genere, indumenti indossati direttamente dai partecipanti o ereditati da persone care o conoscenti, talvolta sono tessuti significativi per i simboli che portano; oltre agli indumenti ci sono bandiere, striscioni, tendaggi, fazzoletti, cinture, lacci di scarpe.
La lunga fase di raccolta, durata due anni in varie località italiane, è stata una tessitura a sua volta. Momenti di incontri reali in cui chi ascolta e accoglie non è solo lì per ricevere, chi dà e racconta non è solo lì per lasciare; entrambi si intrecciano nel confronto e nel dialogo divenendo reciproci testimoni. L’artista si pone a tu per tu con le persone, la tavola che interpone tra sé e l’altro è un dispositivo su cui un foglio di carta registra le parole pronunciate traducendole in segni e scritture che guideranno la ricerca e suggeriranno la memoria dell’incontro.
Il processo di preparazione degli indumenti per la tessitura al telaio e la scelta della loro disposizione nell’area della superficie dell’opera hanno avuto inizio nell’estate del 2023 a Sesto San Giovanni, nello spazio di ricerca e sperimentazione artistica della Farmacia Wurmkos con l’aiuto di alcuni membri del collettivo.
A febbraio 2024 il complesso lavoro di tessitura al telaio ha avuto inizio a Monno in Valcamonica con la collaborazione dell’artigiana Gina Melotti. L’opera di assemblaggio degli indumenti segue la tradizionale tecnica di lavorazione del pezzotto, ma con una variante che Patrizio Raso ha immaginato: alcuni indumenti fuoriescono dalla trama piana dell’opera e sono ancora vestibili. La grande superficie dell’opera, già ricca delle diverse tonalità dei vari tessuti, diventa un corpo orizzontale da indossare collettivamente. Gli indumenti che la attraversano rendono l’opera mobile e “abitabile”.
La parola è ancora protagonista nella tessitura, l’artigiana al telaio è accompagnata dall’artista che nel porgerle i frammenti li chiama per nome e li racconta.
Terminata la complessa fase di tessitura, lo sviluppo del progetto prevede una prima esposizione tra dicembre 2025 e gennaio 2026 alla Casa della Memoria di Milano nell’ambito di Cantierememoria, il palinsesto promosso ogni anno dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano. La mostra conterrà una documentazione, attraverso testi, fotografie e altri materiali, degli incontri con le persone che hanno donato gli indumenti. L’opera sarà inoltre accompagnata da un docufilm della filmmaker Anna Frigo che racconterà il percorso artistico utilizzando materiali video e audio raccolti lungo due anni di incontri.
Successivamente, l’opera sarà messa a disposizione delle associazioni e istituzioni che ne faranno richiesta per iniziative locali, con finalità di solidarietà e riflessione sulla società, nel rispetto dei contenuti dell’opera e della buona conservazione del manufatto.
Al termine di questo itinerario curato dall’artista, che vedrà l’opera prendersi carico di nuovi bisogni e storie, è intenzione della Fondazione donare l’opera alla Città di Milano, come già avvenuto per il Maglio, perché venga messa a disposizione della collettività.
Puoi sentirti anche tu parte del progetto Ombra di tutti attraverso il tuo personale sostegno, con una semplice donazione e con un “passaparola” che ne moltiplichi visibilità e conoscenza, favorendone la diffusione e il suo necessario finanziamento.
Fai un bonifico sul conto corrente intestato a Fondazione Roberto Franceschi Onlus c/o Intesa Sanpaolo.
IBAN: IT07S0306909606100000013636
Causale: progetto “Ombra di tutti”
Oppure clicca qui per scoprire tutte le modalità di donazione.
Nella ricerca artistica di Patrizio Raso intorno al Maglio, memoria collettiva, attivismo, pratiche e azioni pubbliche interrogano e risignificano in vario modo l’oggetto monumento. L’Ombra del Monumento smette d’essere un fenomeno naturale, diventando puro oggetto simbolico: guardarla implica il desiderio di individuare il sospeso e l’irrisolto.
L’indagine parte con il coinvolgimento dei membri della Fondazione in un percorso di discussione e confronto a cui si aggiungono alcune ricercatrici e alcuni ricercatori del Network Roberto Franceschi, maturando l’idea di una serie di azioni e incontri con i cittadini in diversi luoghi della città.
Successivamente Raso estende alla comunità l’invito a farsi fotografare con il Monumento, per riflettere sulle forme di narrazione del potere e trovare nella condivisione alternative di socialità.
Patrizio Raso, artista, vive e lavora a Milano. Dal 2005 al 2009 organizza in Calabria Spaventamafiosi, un laboratorio che coinvolge i cittadini in azioni collettive a tutela dell’immaginario civile. Nel 2010 crea BAUBAUS, con cui organizza numerosi laboratori serali negli spazi espositivi dell’Associazione Careof (MI). Nel 2016, con Pasquale Campanella e Monica Sgrò, dà avvio a Educational Art, un progetto che unisce pratiche artistiche e sperimentazioni pedagogiche, sviluppando nuove metodologie didattiche e modelli alternativi alle istituzioni scolastiche. È stato nella redazione collettiva del primo numero di Fuoriregistro, quaderno di studi tra arte contemporanea e pedagogia, edito da Boîte. Nel 2019 partecipa alla residenza artistica di Aperto Art On The Border a Monno (BS) con il progetto Ritratti reali, intervenendo nella lavorazione del tradizionale pezzotto per ricostruire narrazioni individuali e collettive. Dal 2020 lavora al progetto Ombra di tutti in collaborazione con la Fondazione Roberto Franceschi. Dal 2015 fa parte del gruppo Wurmkos sviluppando ricerche e progetti di pratiche artistiche nello spazio pubblico.
Nel 1977 un maglio di acciaio alto sette metri fu collocato in via Bocconi a Milano, nel luogo in cui lo studente Roberto Franceschi il 23 gennaio 1973 era stato colpito a morte dalla polizia che quella sera presidiava l’Università. Imponente simbolo del lavoro, il Maglio fu scelto al termine di un lungo ed eccezionale processo di elaborazione collettiva da parte del mondo artistico milanese (per citare solo alcuni nomi: Alik Cavaliere, Paolo Gallerani, Arnaldo e Giò Pomodoro, Pino Spagnulo) con il coordinamento di Enzo Mari e fu collocato su iniziativa del Movimento Studentesco.
La storia del Monumento è raccontata da Francesco Poli ed Ezio Rovida nel libro Che cos’è un monumento (disponibile gratuitamente in formato PDF).
Nel 40° anniversario dell’uccisione di Franceschi (23 gennaio 2013), il Maglio è stato donato dalla Fondazione alla Città di Milano.