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Dopo essere rimasti per decenni ai margini della scena politica, diversi partiti e candidati di estrema destra hanno recentemente ottenuto posizioni governative a livello sia nazionale che locale in molte democrazie avanzate. In alcuni casi, quali ad esempio Polonia e Ungheria, queste forze ultraconservatrici e populiste si sono da tempo consolidate in ruoli istituzionali. In altri, come gli Stati Uniti di Donald Trump o il Brasile di Jair Bolsonaro, la loro permanenza al potere si è rivelata meno duratura, ma comunque in grado di apportare profonde trasformazioni nell’assetto politico, sociale e istituzionale dei rispettivi paesi. L’Italia non ha fatto eccezione, facendo registrare risultati a due cifre per formazioni quali Lega e Fratelli d’Italia, con una conseguente centralità di questi partiti nei governi nati dalle elezioni politiche del 2018 e 2022, da sommarsi alle molteplici affermazioni elettorali a livello locale. Data la forte impronta anti-immigrazione che caratterizza i loro programmi e la loro comunicazione, diversi studi hanno indagato l’effetto che le vittorie di questi partiti possono avere su discriminazione e xenofobia. Per quanto riguarda il nostro Paese, è stato documentato come il successo di sindaci sostenuti da formazioni di estrema destra possa portare a una normalizzazione della xenofobia, causando un aumento dei crimini d’odio a sfondo razziale, sia in generale che a seguito della crisi pandemica da COVID-19.
Alla luce di ciò, viene naturale chiedersi quali possano essere le conseguenze del successo di questi partiti sulla fitta rete di associazioni di volontariato attive sul territorio italiano, che si impegnano quotidianamente per il supporto morale e materiale ai soggetti a rischio di esclusione, ivi compresi migranti e rifugiati. Queste realtà, di ispirazione sia laica che cattolica, sono infatti un fondamentale punto di riferimento per gli stranieri che tentano di costruirsi un futuro nel nostro Paese e, più in generale, un pilastro imprescindibile per la tenuta del tessuto sociale e del sistema di welfare del nostro Paese. Capire se e quanto il loro operato possa essere influenzato dall’ondata di cambiamenti sociopolitici che l’Italia sta attraversando è dunque cruciale per comprendere appieno le ripercussioni che il successo dell’estrema destra può avere sugli individui più fragili. L’impatto di tali cambiamenti è, peraltro, tutt’altro che semplice da prevedere, dato che l’avvento al potere di partiti di estrema destra potrebbe generare due tipi di dinamiche contrapposte. Da un lato, la crescita di queste formazioni politiche potrebbe scoraggiare le iniziative dell’associazionismo, ponendo ostacoli amministrativi e fomentando un clima di diffidenza verso chi si adopera per il supporto agli stranieri nel nostro Paese. Per contro, i successi si questi partiti potrebbero stimolare una crescita di questo importante segmento del Terzo Settore. Difatti, una nuova agenda pubblica restrittiva in tema di politiche di sostegno ai migranti potrebbe diminuire l’offerta di determinati servizi, favorendo un processo di sostituzione tra welfare pubblico e volontariato. Il relativo peso di queste due componenti va dunque valutato in maniera attenta e con accurate analisi empiriche, volte a isolare l’effetto causale delle nuove amministrazioni di estrema destra sulle dimensioni e le caratteristiche del Terzo Settore.
A tale scopo, questo studio aggrega dati politici, sociali ed economici a livello comunale per il periodo 2007-2020, provenienti principalmente da fonti governative e dai registri regionali del terzo settore. Questi ultimi, in particolare, sono stati per la prima volta combinati in maniera sistematica, così da dar vita a un nuovo data set che traccia il percorso attraverso gli anni di più di 37.000 associazioni di volontariato, operanti in cinque diversi ambiti: sociale, civile, culturale, sanitario e ambientale. L’approccio metodologico si basa sul confronto tra comuni in cui candidati sostenuti da partiti di estrema destra hanno ottenuto la poltrona di sindaco con un margine di vantaggio esiguo sugli avversari e comuni in cui tali candidati hanno invece perso con uno scarto contenuto, spesso di poche decine o centinaia di voti. I risultati delle analisi mostrano come le vittorie dell’estrema destra abbiano generato un aumento medio del 10% del numero di associazioni di volontariato sul territorio comunale, pari a un incremento di circa una nuova associazione ogni 17.000 abitanti. Tale aumento è interamente spiegato dalla crescita nel numero di associazioni operanti nell’ambito del sociale, che comprende le molte realtà impegnate a supporto di soggetti stranieri in condizioni di povertà ed emarginazione. Nessun aumento significativo si registra invece per le associazioni operanti in altri ambiti, quali ad esempio l’assistenza sanitaria ad anziani e disabili o la protezione ambientale. Un altro aspetto interessante che emerge dai dati è che la crescita del Terzo Settore è tanto più forte quanto più sorprendente è la vittoria dell’estrema destra nel contesto locale. Infatti, l’effetto positivo sul numero di associazioni è forte nei comuni in cui un candidato di estrema destra riesce a “strappare” la poltrona a un sindaco precedente di altro colore politico, ma non nei casi in cui un sindaco uscente di estrema destra ottiene la riconferma per un ulteriore mandato. In altre parole, la reazione dell’associazionismo appare più netta nei casi di prima affermazione dell’estrema destra, ovvero, situazioni nelle quali l’agenda e la retorica anti-immigrazione della nuova giunta comunale costituiscono un più forte elemento di novità nel contesto politico locale.
Dopo aver documentato queste dinamiche a livello aggregato, lo studio passa poi all’analisi dei comportamenti individuali dei cittadini, utilizzando i sondaggi condotti dall’istituto ITANES per gli anni dal 2001 al 2013. Questo approfondimento a livello individuale consente di indagare quali siano i segmenti della popolazione più inclini ad attivarsi nell’ambito del volontariato a seguito delle affermazioni elettorali dell’estrema destra, portando all’espansione del Terzo Settore all’interno del proprio comune. Questa parte dell’analisi si articola in tre fasi. Per prima cosa, gli intervistati vengono distinti tra coloro che mostrano atteggiamenti positivi e negativi nei confronti dell’immigrazione. Il sondaggio ITANES contiene infatti due domande complementari relative alla percezione dell’immigrazione, volte a misurare gli atteggiamenti dei cittadini verso la componente economica e quella culturale del fenomeno migratorio. In particolare, agli intervistati si chiede di indicare se e quanto, a loro modo di vedere, gli immigrati costituiscano un pericolo per la cultura italiana e per l’occupazione degli italiani. In secondo luogo, basandosi sulla data di somministrazione del questionario e sul luogo di residenza di ciascun intervistato, si individuano i membri del campione che vivono in un comune amministrato dall’estrema destra. Infine, utilizzando la parte del questionario ITANES relativa alla partecipazione civica, si identificano coloro i quali dichiarano di essere membri attivi di un’associazione di volontariato, con il relativo ambito di operazione.
Una volta completata questa triplice suddivisione, lo studio presenta una batteria di test empirici per stimare l’effetto di risiedere in un comune amministrato dall’estrema destra sulla propensione a partecipare in attività di volontariato. Quest’ulteriore esercizio rivela tre importanti dinamiche a livello individuale, che arricchiscono i risultati illustrati in precedenza. Coerentemente con la crescita aggregata del terzo settore osservata a livello comunale, le stime evidenziano come l’avvento al potere di un’amministrazione di estrema destra aumenti la propensione al volontariato dei cittadini. Tuttavia, questo effetto di richiamo a un maggiore impegno è presente solo tra i soggetti con atteggiamenti positivi rispetto all’immigrazione, ovvero coloro i quali non percepiscono gli immigrati come un pericolo culturale o economico per gli italiani. Oltretutto, ancora una volta in linea con le dinamiche osservate a livello aggregato, questa spinta riguarda solo le associazioni attive nel campo del sociale. Gli intervistati, infatti, non mostrano una propensione differente ad entrare in associazioni di altro tipo, a prescindere dalle loro posizioni sull’immigrazione e dal colore politico del governo del loro comune. Infine, concentrandosi sul settore del sociale e sui favorevoli all’immigrazione, ulteriori stime evidenziano come questo maggiore impegno civico sia interamente volto a iniziative di sostegno per soggetti sul territorio italiano. Nessun effetto è invece riscontrato per quei progetti, quali ad esempio le adozioni a distanza, volti a supportare soggetti stranieri al di fuori dei nostri confini nazionali.
I risultati di questo studio aumentano significativamente la nostra comprensione delle conseguenze dei successi elettorali dell’estrema destra, uno dei fenomeni più caratterizzanti nella vita politica delle democrazie occidentali odierne. In particolare, questo progetto costituisce uno dei primi tentativi di quantificare gli effetti dell’ondata di populismo di destra non sui sostenitori di questi partiti, ma su quanti, al contrario, non ne condividono né le idee né l’agenda politica. Il fatto che questi cittadini risultino motivati a un più concreto impegno civico a supporto dei più deboli mostra come gli effetti sociali del populismo di destra non possano essere compresi appieno senza studiare anche le reazioni degli oppositori di questi movimenti. Ad ogni modo, questo studio rappresenta solo un primo approccio al tema. Gli sforzi futuri in questo campo potranno dimostrare se e quanto questa spinta al civismo investa anche altri campi della vita pubblica dei cittadini. Cosa ancor più importante, ulteriori studi potranno quantificarne l’impatto di questo rinnovato impegno civico sulle condizioni di vita di coloro che sono messi più a rischio dai comportamenti e dalla retorica xenofoba che si vanno diffondendo in molti contesti, sia in Italia che altrove.
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