Non c’è solo lo sfruttamento: il lavoro dei migranti nell’agricoltura sociale nel sud Italia

migrante in un campo

Grazie a una borsa di studio Young Professional Grant assegnata dalla nostra Fondazione, Martina Lo Cascio, Dottoressa di ricerca in Scienze Psicologiche e Sociali all’Università di Palermo, analizzerà alcuni progetti di agricoltura sociale in Sicilia, Calabria e Puglia che mirano all’inclusione di lavoratori migranti. La sua ricerca contribuirà al dibatto sulle modalità della valorizzazione dei migranti in territori fragili e marginali del sud Italia e alla riflessione sul collegamento tra le micro-buone pratiche e il nuovo impianto della politica agricola comunitaria

Inclusione dei migranti e reti alimentari alternative nelle aree fragili. Una ricerca qualitativa nel sud Italia

Questo progetto ha l’obiettivo di analizzare l’inclusione dei migranti nell’agricoltura sociale in tre regioni del sud Italia (Sicilia, Calabria, Puglia).
Negli anni recenti, il numero dei migranti inclusi in tali attività nel sud Italia è cresciuto per due ragioni: 1) la rilevanza mediatica, l’attenzione scientifica e politico-istituzionale del tema dello sfruttamento dei lavoratori migranti nell’agricoltura; 2) lo sviluppo e l’istituzionalizzazione dell’agricoltura sociale come forma specifica della multifunzionalità del settore agricolo. Per queste ragioni, almeno dal 2011, c’è stata una crescita e diffusione di esperienze di agricoltura sociale che hanno tra i propri obiettivi quello dell’inclusione dei migranti e/o richiedenti asilo.
In questo contesto, ho l’obiettivo di condurre uno studio empirico di sei progetti di agricoltura sociale che mirano all’inclusione di lavoratori migranti. Tali progetti partono da presupposti comuni: 1) l’idea che il lavoro migrante è un elemento strutturale dell’agricoltura italiana e che uno sforno è necessario per superare lo sfruttamento anche attraverso una reale inclusione dei lavoratori migranti in esperienze di agricoltura sostenibile; 2) l’idea che il coinvolgimento pro-attivo dei consumatori nei progetti sia la chiave del successo. In ogni caso, come descriverò più avanti in dettaglio, i sei progetti differiscono nei riferimenti ideologici, nelle origini, nelle forme organizzative, nella composizione sociale, nelle modalità di inclusione dei migranti.
L’analisi della sostenibilità economica, dell’autonomia dei soggetti coinvolti e del raggiungimento degli scopi iniziali di questi sei progetti ha lo scopo di aggiungere degli elementi al dibatto sulle modalità della valorizzazione dei migranti in territori fragili e marginali del sud Italia.
I risultati attesi potenzialmente utili ai progetti stessi sono la costruzione di una mappa delle caratteristiche e dei risultati concreti e un approfondimento su chi sono i beneficiari e in che termini.
Il secondo risultato programmato è la scrittura di un paper sull’inclusione sociale in aree marginali al fine di contribuire alla riflessione in corso sul collegamento tra le micro-buone pratiche e il nuovo impianto della politica agricola comunitaria e gli effetti nelle aree rurali e interne.

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