Come tutti siamo sconvolti e addolorati dallo scenario di guerra in cui è precipitata l’Ucraina. Assistiamo attoniti a un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa, il cui costo ancora una volta viene pagato soprattutto dalle popolazioni civili.
Di fronte agli eventi degli ultimi giorni, ci uniamo alla ferma condanna da parte della comunità internazionale dell’attacco russo all’Ucraina.
Al contempo, chiediamo che l’impegno di tutti non vada nella direzione di una rincorsa agli armamenti, che potrebbe avere esiti catastrofici, ma nel ricorso risoluto alla diplomazia e al dialogo per scongiurare un’ulteriore escalation militare inevitabilmente accompagnata da distruzione, sofferenze e morti incalcolabili.
La nostra bussola rimane l’articolo 11 della Costituzione, che afferma che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». L’esperienza terrificante della seconda guerra mondiale fece sorgere nei Costituenti la ferma volontà di evitare che potessero ripetersi orrori simili: da qui deriva il verbo «ripudia», in cui si condensano lo sdegno e il rifiuto per un’aggressione contro altri popoli. D’altra parte, riconoscere a tutti «pari dignità» come sancito dalla Carta costituzionale non può che comportare il rifiuto della violenza contro altri esseri umani.
La guerra non è mai la soluzione: ogni sforzo della comunità internazionale deve essere teso a contrapporre al conflitto armato la diplomazia e il dialogo per evitare inutili spargimenti di sangue.
Milano/Breno, 1° marzo 2022
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