Alla vigilia della festa del papà (19marzo), in una drammatica coincidenza con l’esplosione del coronavirus, un papà (Massimo Gramellini, ipocondriaco matricolato, autore di un libro che racconta la sua «gestazione») scambia alcune lettere con un carissimo amico,scrittore anche lui, Emanuele Trevi, che ha deciso di non fare figli e si è riconosciuto— ahi!— nella figura di «Norberto», il confidente che non intuisce la novità nella vita dell’amico e continua imperterrito a tessere l’elogio della sterilità. Da qui nasce una doppia riflessione sulla paternità e sulle paure più o meno giustificate
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Il senso dei Greci per la vita
Mauro Bonazzi affronta il mistero dell’esistenza nel pensiero classico
Il più romano degli ebrei di Brooklyn
Anticipiamo la prima parte dell'introduzione di Emanuele Trevi a un'antologia di Bernard Malamud. È qui, nei «racconti italiani», che l'infallibile spirito analitico di Henry James viene sottoposto a sottili parodie e lampi surrealisti
Carissima Milena, tu sei il coltello che affonda in me
Nel 1920, tra la pensione di Merano dove Franz Kafka affronta la tubercolosi e la casa viennese di Milena Jesenská, scorre un fiume di lettere. Lei è per lo scrittore sicuramente una specie di Beatrice. Ma in fondo non c'è alcun Paradiso
Il passato dell’America non passa
«È stata abolita la schiavitù — dice Colson Whitehead — ma la forza che i potenti impiegano per fregare i poveri è rimasta la stessa»
1819 I due padri L’America è un’immensa poesia
Walt Whitman L’autore di «Foglie d’erba» canta gli uomini, che sono parte di un creato dove convivono morte e bellezza
L’eroe sfida il demone
Una monumentale edizione permette di apprezzare finalmente il Ramayana, poema che come Gilgamesh o il ciclo omerico è un pilastro del narrare di ogni tempo
Quel bacio non è stupro Lasciate le fiabe ai bambini
«La bella addormentata» non può finire sotto accusa
Ciascuno vive il suo romanzo
Freud insegna: disertare fa bene Ogni letteratura è di evasione
Sesso, Rock e un’amica lottatrice.
Praga 1990, la festa ininterrotta nella prima estate senza l’Armata Rossa