Un verso di Montale («La gioventù è il più vile degl’inganni»), un soggiorno di Hemingway ricordato da Fernanda Pivano, la convalescenza di Moravia, le passeggiate di Buzzati e Rigoni Stern... luogo tra i più mondani, Cortina ha una forza letteraria che ora un museo diffuso contribuisce a salvaguardare e divulgare
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Pietro Grossi, soliloquio a più voci
A 46 anni, otto libri alle spalle, l’ autore torna dopo un lungo silenzio con un romanzo importante e voluminoso. Che sostituisce l’io con il noi per fare pace con sé, con la sua genealogia, con le ambizioni sbagliate, i doni del cielo di cui ha goduto, i privilegi di classe. Come ogni annosa educazione sentimentale, va in scena la ricerca disperata di un ’identità stabile
Pietro Grossi, soliloquio a più voci
A 46 anni, otto libri alle spalle, l’ autore torna dopo un lungo silenzio con un romanzo importante e voluminoso. Che sostituisce l’io con il noi per fare pace con sé, con la sua genealogia, con le ambizioni sbagliate, i doni del cielo di cui ha goduto, i privilegi di classe. Come ogni annosa educazione sentimentale, va in scena la ricerca disperata di un ’identità stabile
Quelli che scrivono per piacere
Si conclude qui la ricognizione di Alessandro Piperno sulle ragioni per cui ci si imbarca nella creazione narrativa: quale demone induce a tanta disperazione? L’ ambizione, naturalmente; l’odio, ovvio, motore sempre molto lubrificato; il senso di responsabilità (etica, politica, pedagogica...); e il godimento. Il guaio è che una concezione edonistica genera in chi la persegue sofferenze indicibili: a quest’ ultimo romanziere toccano entrambe le parti in commedia (fustigatore e fustigato)
Quelli che scrivono per responsabilità
C’è il motore dell’ ambizione e quello dell’ odio, e poi c ’è il motore civile, e/o etico, oppure anche religioso... Capofila di quest’ ultimo è Lev Tolstoj, sublime narratore che a un certo punto arrivò a sostenere che non c ’è arte senza missione. E la missione, naturalmente, non è quella dell’intrattenimento. E giù critiche a Shakespeare, Baudelaire, persino Beethoven
Quelli che scrivono per ambizione
Prendiamo Virginia Woolf, o il caso struggente di Francis Scott Fitzgerald, o anche l’americanissimo non americano Saul Bellow, o quel Bret Easton Ellis che poco ha a che fare con la cupa dissoluzione fitzgeraldiana e ancora meno con l’aspro disincanto bellowiano... Eppure... Ecco dove può condurre la bulimica fame di gloria.
La scrittura è la mia droga
Scrivere è una necessità talmente impellente da trasformarsi in qualcosa che sta in bilico tra vizio e tortura
Le lotte di Virginia «Non ce la faccio più»
«Se vedi una luce danzare sull’acqua» raccoglie una scelta di lettere che si scambiarono Woolf e la sorella Vanessa Bell. La borghesia londinese, l’arte, i riti e i viaggi, fino agli ultimi giorni... l’epistolario ci immerge in confini angusti e orizzonti sterminati. Per niente remoti o inattuali.
Richard Ford uno di famiglia
Alcuni scrittori invecchiano con noi. Sono nostri fratelli, amici d’infanzia. Lui, e con lui Frank Bascombe, hanno qualcosa di luminoso: sanno che non ci sono premi di consolazione
Kafka
Tre monumentali volumi di Reiner Stach indagano vita e opere del gigante boemo. Scrivere è tutto, il resto è solo pena