Boris Pahor ha cinque anni quando scoppia l'epidemia di febbre spagnola nel 1918; ha 106 anni quando scoppia la pandemia del coronavirus. Vittima e testimone instancabile delle tragedie del Novecento (il nazismo, la persecuzione fascista, la repressione comunista), racconta a «la Lettura» quanto fu dolorosa l'epidemia di un secolo fa: la famiglia malata, la quarantena, una sorellina Mimica sfinita e uccisa dal contagio. Qui lo scrittore ricorda quei lutti e i lutti di oggi; poi ricorda un altro evento che segnò la sua vita di bambino e tutta la sua vita di uomo: le fiamme fasciste che il 13 luglio 1920 avvolgono il Narodni dom, la Casa della cultura slovena. Ho un solo traguardo dice vivere fino al prossimo 13 luglio per testimoniare al presidente italiano e a quello sloveno da dove nasce una nuova pace, cioè una nuova Europa, cioè una nuova Terra