Come notava in un libro di memorie Helmut Schmidt, negli Stati Uniti i leader sanno poco di geopolitica e questo rende instabili le loro scelte a livello mondiale. Un problema evidente nel caso dei candidati attuali
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I due Occidenti
Da oltre un secolo, almeno dai tempi del citatissimo saggio di Oswald Spengler, si ipotizza il tramonto di un ’ area che coincide grossomodo con Europa (ma non tutta) e Stati Uniti (ma si allarga a Giappone e Oceania). Ora che negli Usa sembrano scontrarsi due idee di America e di rapporti transatlantici (fra Trump e Harris), ma forse non è proprio così, proviamo a indagare a che punto è il dibattito geopolitico e culturale. Con un occhio agli altri mondi: gli Orienti (quello vicino e quello cinese) e l’Africa
Parigi e Londra nemici per la pelle
Il voto contemporaneo per il rinnovo dei Parlamenti di Francia (sciolto da Macron dopo il crollo alle Europee) e Regno Unito (in anticipo per la crisi politica che travolge Sunak) consente una riflessione sui destini dei Paesi affacciati sulla Manica. Quasi sempre opposti
Il rischio
L’americano Donald Trump insegue il suo secondo mandato (nonostante l’età e, soprattutto, i processi) al voto del 5 novembre; il russo Vladimir Putin si appresta a confermarsi (le elezioni presidenziali si svolgeranno il 17 marzo, e sappiamo che fine fanno gli oppositori) per il quinto mandato; il cinese Xi Jinping è saldamente in sella per il suo terzo mandato. Le democrazie soffrono, mentre il pianeta sembra sempre più in affanno
La ragnatela delle alleanze
Geopolitica L’insieme delle organizzazioni internazionali e dei forum di consultazione costituisce un mosaico complesso, del quale ricostruiamo un quadro nel grafico delle pagine seguenti. Ma in realtà i Paesi che ne fanno parte sono divisi da profonde rivalità: vale perla Nato e il G7, ma ancora di più per il G20 o i Brics (come abbiamo visto nei giorni scorsi)
Una nuova civiltà globale
L’impossibile sogno cinese Solo una potenza egemonica dominante può dare vita a un altro ordine mondiale e, benché ci provi, Pechino non ha la possibilità di farlo: troppi problemi, non solo economici. Per costringere i rivali a seguire la sua volontà dovrebbe distruggerli materialmente. Ecco perché non può scalzare gli Usa
Gli Stati sonnambuli
Nell’estate del 1914 le nazioni europee marciarono—con una certa leggerezza, qualche capriccio e diversi errori di valutazione—verso il precipizio della Prima guerra mondiale. Nell’ estate del 1941 il presidente Roosevelt si comportò in tutt’ altro modo: non solo era pronto alla reazione militare giapponese, ma secondo alcuni studiosi la provocò. Oggi le cose stanno addirittura peggio: Stati Uniti e Cina giocano con il fuoco dei ricatti, governi e opinioni pubbliche ballano sull’ abisso. E l’inizio di un conflitto terribile sembra sempre più vicino
La linea di faglia europea fra Germania e Francia
La crisi del vecchio continente. Nel 2023 si festeggia l’anniversario del manifesto di Coudenhove-Kalergi sull’importanza di una unione degli stati europei. Il testo è destinato per il momento a rimanere un bel sogno: l’Ue è un’astrazione senza politica estera comune, con un problema demografico che non vuole affrontare e con due paesi leader che si ostinano a seguire i loro interessi particolari
La guerra di Putin ha minato la centralità della Francia
Le relazioni tra Mosca e Parigi hanno conosciuto alti e bassi, a partire dal loro avvio nel 1702 su iniziativa di Pietro il Grande La sponda russa è servita nel tempo ai francesi anche come tenaglia per sorvegliare le mosse del pesante vicino tedesco Ma la crisi ucraina ha rotto gli equilibri e ha dato vigore agli Stati Uniti, sempre più egemoni in Europa ma rivolti verso est
Il collasso della civiltà. I paradossi delle politiche migratorie occidentali
Tutte le società nascono, si sviluppano e tramontano. Le cause della loro scomparsa sono sempre molteplici. Ma gli storici del futuro, nell’analizzare la fine del nostro tempo, si interrogheranno su alcuni comportamenti irrazionali degli umani di allora: pur sapendo che gli immigrati avrebbero alleviato debito e crisi demografica, ne impedirono l’arrivo