La sinistra ha tradito la sua missione, quella di rappresentare gli ultimi e gli sfruttati. Occorre uscire dall’individualismo, ascoltare la rabbia di chi è stato vittima della disuguaglianza crescente, spiegare le cose in modo semplice e investire sulla comunicazione.
Il cambiamento del senso comune è da intendersi come sospensione della realtà. Ogni nostra azione non risponde più ad eventi reali, ma a fatti che accadono nella nostra “percezione”, intesa come prima impressione di fronte ad un fenomeno. Eppure ci sono luoghi dove si continua a essere comunità, e dove resistono la consapevolezza, il coraggio e la solidarietà.
Molti scienziati sociali concordano oggi sul fatto che prendersi cura di un orto o un giardino aperto alla cittadinanza e gestito in maniera collettiva rientra a pieno titolo nelle pratiche di resistenza alla marginalizzazione economica e politica e le molteplici manifestazione della disuguaglianza sociale.
La sostenibilità ambientale e quella sociale non possono che procedere parallelamente, pena la crescita dell’impatto ambientale e l’aumento delle ingiustizie. Per evitarlo occorrono politiche integrate integrate e coerenti che prevedano momenti di interlocuzione, dialogo, continuo negoziato sociale tra gli attori coinvolti.