La rivoluzione non è finita

In un mondo unificato dal mercato globale, la malinconia ha ormai avvolto il concetto stesso di politica e l'ipotesi di un sommovimento radicale sembra improponibile. Eppure l'anniversario dell'Ottobre rosso ha riportato la questione al centro del dibattito intellettuale. Il progetto leninista di una liberazione degli sfruttati da realizzare accelerando lo sviluppo tecnico risulta però del tutto inadeguata, mentre riprende quota la visione di Walter Benjamin, che invocava un «freno di emergenza» per interrompere la corsa catastrofica del falso progresso. Si confrontano oggi almeno tre impostazioni differenti: Etienne Balibar chiede più democrazia, Slavoj Zizek vuole rivisitare il comunismo, David Graeber propone «spazi autonomi», forme alternative in cui costruire una nuova convivenza. Insomma, la «vecchia talpa» di Karl Marx continua a scavare e può riservarci notevoli sorprese

L’islam spiazza il terzomondismo

La religione musulmana sembra oggi l’unico elemento capace di mobilitare le masse, un ruolo che fino a pochi decenni fa spettava al marxismo rivoluzionario e anticoloniale. Il quale, a sua volta, ha creduto utile allearsi con l’oltranzismo in nome dell’antimperialismo. Ma l’obiettivo del jihad è tutto tranne che progressista e punta a soppiantare la politica
con la fede. Niente equivoci: l’internazionalismo della «guerra santa» non è quello democratico delle brigate antifasciste nella Spagna del 1936