Il cavaliere, il caimano, il presidente operaio, sua emittenza. In ogni sua versione Berlusconi ha profondamente modificato il paese, prima come imprenditore, poi come politico.
La raccolta di firme per i due quesiti è un successo, ma si discute più dei nuovi strumenti tecnici con cui si può aderire che dei temi del voto. E non si spiega perché il parlamento non è in grado di fare delle leggi sui temi più delicati.
Per molti è diventata il principale strumento di partecipazione al dibattito pubblico e di definizione di sé. Non più con gli altri, ma contro gli altri.
È successo con l’ultimo video di Beppe Grillo. Le premesse per un dibattito diverso c’erano, ma la polemica politica e mediatica ha risucchiato tutto. Un cortocircuito che risale agli anni novanta.
Mentre la pandemia si diffonde e la crisi economica si allarga, il mandato esplorativo del presidente della camera Roberto Fico non ha prodotto risultati. E ora non resta che attaccarsi a Mario Draghi.
Se il taglio dei parlamentari fosse confermato dal voto popolare a settembre, sarebbe davvero un successo per quella che in altri tempi si sarebbe detta partitocrazia.
Sembrano insomma davvero lontani i tempi di “Roma ladrona”, quando la giovane Lega, in piena Tangentopoli, ruggiva contro tutti e sventolava minacciosamente un cappio nell’aula di Montecitorio. Oggi, un quarto di secolo dopo, il partito che fu di Bossi si ritrova accerchiato sul piano politico e alle prese con sospetti infamanti sul piano giudiziario.