Forse oggi avremmo meno idoli e meno servitù se i “profeti” fossero stati più presenti nella politica, nell’economia, nei luoghi ordinari del vivere
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Il tesoro del settimo giorno
La terra e il tempo sono dono. Non facciamoceli rubare
La dote della terra
Una grande nota del nostro tempo è invece la trasformazione di tutti i patti in contratti, una nota che risuona sempre più forte fino a coprire tutti gli altri suoni del concerto della vita in comune.
Ecco la sola immagine vera
Dio ci parla e ci ricorda la nostra libertà. Gli idoli ci fanno servi
Le parole del cielo e della terra
Solo una sinfonia di voci è adeguata al dialogo con Dio
Il primo segnale che ci dice che abbiamo a che fare con una idolatria
e non con una fede, è il disprezzo per le fedi degli altri.
E la pretesa di opporre ragione e fede non fa del mondo
la terra della libertà, ma lo riempie di totem.
La lezione impartita ai piedi del Sinai è anche quella
che nelle comunità umane la creazione di livelli intermedi di potere
non è garanzia di maggiore democrazia
e di vera partecipazione al governo:
può diventare un modo per fare più alta la piramide del faraone
Le parole diverse degli uguali
Il male – è questo un messaggio grande dell’umanesimo biblico – per quanto potente e astuto è meno profondo e vero del bene, la vita è più grande e forte della morte
Le lobby non riusciranno a cucirci la bocca
La piaga dell’azzardo, le sue conseguenze, una strana intesa
La giusta legge del pane
Ci sono beni di cui dobbiamo godere tutti, nei "deserti" di ieri e di oggi
La salvezza è danza e occhi
Non c’è danza più bella di quella di Miriam, il canto che sale dal tramonto dell’esistenza,
perché dice che la vita degli uomini e delle donne è dono in tutte le sue stagioni, e che l’ultimo inno è il più intenso di tutti.
La gratuità che sa parlare
La principale fatica di chi vive o accompagna processi di liberazione
è restare liberi dopo essere stati liberati.
Chi governa cercando sempre il consenso di tutti o della maggioranza del popolo,
può essere un buon leader nella vita ordinaria dei "campi di lavoro",
ma non salva nessuno nei momenti delle grandi prove collettive.