Trent’ anni fa partì (e arrivò) il primo Sms, di due parole: «Merry Christmas». Fu l’ultima tappa di un percorso dettato dalla tecnologia ma con un impatto decisivo sulla lingua parlata e scritta. Già agli albori del telegrafo ci si poneva il tema di come farsi capire in modo chiaro e corretto pur in un contesto di sintesi estrema. Si è arrivati all’ e-taliano, agli emoji, agli sticker
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Da 100 giorni non tocco più un Social
Li ha sempre difesi, li ha sempre praticati, poi basta. Docente universitario e divulgatore, Giuseppe Antonelli si è disiscritto da una delle due piattaforme sulle quali era attivo e sull'altra non va quasi più. Non se ne è pentito, anche perché ha scoperto il gusto, e il diritto, di annoiarsi.
Gli inventori di parole
Una parola può dirsi davvero coniata quando è usata per almeno due generazioni. Altrimenti va soltanto ad affollare il cimitero delle invenzioni lessicali che non hanno avuto successo
Car* tutt* diteci con quali segni dobbiamo scrivere
La proposta dello schwa o dell'asterisco per rendere l'italiano più inclusivo in relazione al genere è solo l'ultimo esempio: tanti letterati avevano suggerito caratteri particolari per aggiornare la lingua. Tentativi falliti. Perché le riforme non si calano dall'alto. E perché il moltiplicarsi delle scritture spontanee nell'era digitale non ha più regole nei riferimenti
La patria dei campanili Anche troppo
Una struttura architettonica è diventata sinonimo di attaccamento al territorio e di faziosità
Non romanzi ma storie di spettri che siamo noi
Javier Marías ha riunito i racconti usciti in raccolte e gli altri apparsi qua e là anche sotto pseudonimo. Come quello, datato 1989, dell’uomo che torna dalla guerra e trova la casa occupata da un uomo uguale a lui che ha sposato sua moglie. Un universo soprattutto virile dal quale l’amore è quasi escluso
Non portate a scuola l’italiano di una volta
È uno dei paradossi che incatenano i nostri dibattiti sull’istruzione: se quando si parla di ricerca si pensa al futuro, quando ci si riferisce alla scuola si guarda al passato, alle antiche certezze del vecchio metodo di una volta, soprattutto a proposito dell’insegnamento dell’italiano. Ma sarebbe bizzarro sostenere che occorra studiare la biologia o persino la storia su libri che risalgono a più di cinquant’anni fa: il mondo è cambiato e sono cambiate le nostre conoscenze. Lo stesso vale anche per l’italiano. I metodi e i contenuti vanno aggiornati proprio perché, come ricordava Tullio De Mauro, l’obiettivo di uno Stato democratico è che la nostra lingua sia conosciuta e praticata sempre meglio
Le nuove metamorfosi dei dialetti
Credevamo fossero defunti. Invece no: i dialetti non solo continuano a essere parlati,ma hanno imparato a vivere— in ottima salute— nel mondo dei social, nel digitale, nella musica, nella pubblicità, non solo nel cinema e nella tv. Una contaminazione continua. Perché contaminati, oggi, siamo noi
Così la propaganda si prende poco di noi
Due volumi indagano le strategie per condizionare l'opinione pubblica. Allusioni e formule sollecitano pregiudizi che restano impliciti. Occorre sapere che chi vuole convincerci di qualcosa ci presenta quella cosa come poco importante
Un italiano semplice non è italiano semplificato
Ormai si ostenta una «volgare eloquenza» grammaticalmente e politicamente scorretta. In passato fu la sinistra a battersi per una lingua più accessibile: per De Mauro il modello era lo stile della Costituzione. Oggi invece si rinuncia a innalzare le competenze