Un premio contro la povertà globale. Saremmo tentati di pensare che si tratti del Nobel per la pace ma non è così. Quest’anno il Nobel per la “scienza triste”, l’economia, ha premiato il lavoro di tre relativamente giovani studiosi (Michael Kremer di Harvard, Abhijit V. Banerjee, e Esther Duflo del MIT) che hanno imposto un metodo, il metodo scientifico, allo studio delle dinamiche di povertà. I tre economisti in 20 anni ci hanno permesso di capire quali investimenti abbiano avuto un impatto maggiore nel migliorare le vite dei poveri ponendosi, di volta in volta, domande molto precise e dando risposte puntuali e rigorose.
Prendiamo un esempio. Nel mondo l’istruzione non è ancora diffusa come dovrebbe. Nonostante negli ultimi anni il numero di bambini iscritti alla scuola primaria sia aumentato, milioni di bambini non frequentano le scuole e la qualità dell’istruzione che ricevono è spesso molto bassa nonostante i milioni di dollari spesi in progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo. Banerjee e Duflo hanno mostrato che in India, dove l’assenteismo degli insegnanti è spesso una delle cause del basso livello di istruzione degli alunni, migliorare la qualità dell’insegnamento è possibile assumendo gli insegnanti con contratti a tempo determinato che saranno estesi solo al raggiungimento di determinati obiettivi. In Kenya, invece, dove il livello di scolarità è bassissimo e la povertà una piaga, Kremer e colleghi hanno mostrato come diffondere dei semplici rimedi contro i parassiti intestinali (un problema di salute estremamente rilevante e diffuso tra i bambini nei paesi in via di sviluppo) migliori la partecipazione scolastica non solo dei bambini malati ma anche dei bambini sani. Per avere un’idea della grandezza dell’effetto basti pensare che un bambino che riceve il trattamento contro i parassiti intestinali frequenta in media 28 giorni di scuola in più in un anno scolastico rispetto ad un bambino che non riceve il trattamento.
Al di la del contributo metodologico, Kremer, Banerjee e Duflo hanno un merito, a mio avviso, ancora più grande. Hanno sempre ricordato che non esiste una non-razionalità nella povertà. Non è vero che i poveri siano meno razionali, meno calcolatori, meno abili dei ricchi. E non è vero che i poveri debbano sempre imparare dai ricchi. Nel loro libro, Banerjee e Duflo, mostrano, ad esempio, che per disegnare politiche efficaci di lotta alla povertà i primi da ascoltare sono loro: i poveri e i loro bisogni. E per questo insegnamento, molto più ampio dei risultati di qualsiasi esperimento controllato, non basterebbe nemmeno il premio Nobel.
Vedi anche altri contributi sul tema firmati da ricercatori del Network Roberto Franceschi:
- Nobel contro la povertà – Mariapia Mendola, Lavoce.info 15/10/2019
- Vaccini, lenticchie e il Nobel per l’economia – Giacomo Battiston, Sbilanciamoci 15/10/2019
- Studiare la povertà per sconfiggerla: la lezione del Nobel per l’economia 2019 – Valentina Rotondi, Mariapia Mendola, Festival dei Diritti Umani 15/10/2019
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