Marianna Battaglia: studentessa di Dottorato in Economia all’Università Bocconi dal settembre 2007. Laureata presso l’Università Bocconi nel 2005, ha ricevuto nello stesso anno il Premio di Laurea della Fondazione Roberto Franceschi per la tesi intitolata “La moneta sociale come strategia di sviluppo locale: il caso di Banco Palmas (Brasile)”. L’anno successivo ha conseguito il Master in Development Economics presso l’University of Sussex (UK).
La popolazione Rom europea risiede principalmente nel Sud Est del continente e, con circa 6 milioni di persone, rappresenta la più grande minoranza etnica in Europa. In ogni Paese di residenza i Rom subiscono una grave esclusione sociale riscontrabile in alti livelli di povertà, elevati tassi di disoccupazione, bassi livelli di istruzione e nessuna partecipazione alla vita politica e culturale. I Rom non sono solo mediamente più poveri rispetto ad altre popolazioni residenti nel medesimo territorio, ma sono anche coloro che più facilmente possono cadere nella totale povertà in situazioni di crisi. Soprattutto nell’Est Europa risultano persistentemente emarginati all’interno del sistema educativo: non frequentano regolarmente la scuola, cui risulta peraltro iscritta solo una parte dei bambini in età scolare, e sono sovrarappresentati nelle scuole speciali, il che limita già in partenza le loro opportunità future.
Nonostante nel complesso le informazioni sulle loro condizioni di vita siano scarse e frammentate, risulta chiaro che, con il 40-50 % della popolazione sotto i 18 anni di età, si può compiere un passo decisivo verso l’integrazione solo facilitando loro l’accesso all’istruzione e favorendo l’educazione. La percentuale di Rom iscritti alle scuole elementari, che pur varia a seconda del Paese, è nella maggioranza dei Paesi Est-europei tra il 40 e il 60%. I tassi di iscrizione raccontano pero’ solo una parte della realtà, dal momento che i bambini vengono iscritti a scuola per ricevere benefici fiscali, ma poi non la frequentano. I tassi di completamento della scuola primaria sono infatti tra il 30 e il 40% per la maggioranza dei Paesi, inclusa la Serbia, Paese di cui ci occupiamo in questa sede.
Il Programma Serbo di Assistenza all’Insegnamento per i Bambini Rom è il principale programma nell’Est Europa indirizzato all’integrazione dei Rom nel sistema educativo nazionale. Si pone come obiettivi la riduzione dell’assenteismo scolastico, il contenimento del numero di abbandoni e il miglioramento dei livelli di apprendimento. A tale scopo è stata prevista dal Programma l’introduzione della figura di un assistente Rom per scuola che affianchi l’attività degli insegnanti. In un Paese in cui dopo 3 anni di scuola i bimbi Rom dimostrano un ritardo di 2,2-2,5 anni rispetto ai loro compagni di scuola serbi, gli assistenti hanno il principale compito di seguire i bambini che dimostrano di avere maggiori difficoltà durante le regolari lezioni. Sono inoltre responsabili dell’organizzazione di attività di recupero in orario extra-scolastico e aiutano i bambini nello svolgimento dei compiti. Un giorno a settimana sono tenuti a visitare i genitori, specialmente nel caso in cui i bambini non si presentino a scuola. L’obiettivo del nostro studio è quindi quello di valutare l’efficacia del Programma nel ridurre il numero di abbandoni scolastici, nel migliorare l’apprendimento e nel favorire l’integrazione delle famiglie nel percorso scolastico dei loro figli.
Il Programma ha avuto inizio nel 2002 grazie al lavoro di diverse organizzazioni non governative. Nel 2007 l’Osce – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – ne ha assunto il coordinamento e l’onere del finanziamento. Dal 2009 è il ministero dell’Educazione a essere responsabile del Programma e dalle 48 scuole primarie del 2009 (32.773 bambini di cui 5.922 – il 18% – Rom) che avevano un assistente Rom si è passati a 117 scuole nel 2010.
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