Abstract
I paesi avanzati presentano grande eterogeneità riguardo alla dimensione della tassazione, della spesa sociale e della redistribuzione operata dai governi. Questi divari si riflettono nella diversità delle credenze fra le persone riguardo alle opportunità di cui dispongono e riguardo alla mobilità sociale.
La maggioranza delle persone negli Stati Uniti ritiene che il successo professionale sia il risultato del “duro lavoro”, mentre in Europa la maggioranza delle persone ritiene dipenda da fattori al di là del controllo dell’individuo, quali la fortuna, la famiglia, etc.
Una tesi vuole che i due aspetti siano correlati. Quanto più i soggetti pensano che le opportunità di successo siano nella piena disponibilità di ciascuno, tanto meno ritengono siano necessari flussi redistributivi.
Questo studio esamina le preferenze individuali negli Stati Uniti, in Italia ed in Norvegia – tre paesi che si caratterizzano come esempi di differenti modelli di Stato sociale – mediante la metodologia dell’economia sperimentale. L’obiettivo è quello di verificare l’importanza relativa fra le cause della diseguaglianza di reddito fra gli individui (se è dovuta a fortuna oppure a merito) ed in che misura essa sia influenzata dalle caratteristiche delle persone e della società.
Lo studio è stato svolto in 5 diverse Università (Milano e Salerno in Italia, Washington State e Mississippi negli Stati Uniti, ed Oslo in Norvegia), in modo da misurare le differenze all’interno dei e fra i paesi.
Ai soggetti sperimentali è stato chiesto di prendere 4 differenti decisioni – a partire da una distribuzione iniziale di guadagni – riguardo all’ampiezza della redistribuzione che desiderassero venisse attuata nel loro gruppo. La loro possibilità di scelta andava dallo 0% di tassazione, nel qual caso la diseguaglianza nei guadagni post-tassazione sarebbe rimasta invariata, al 100% di tassazione, nel qual caso ciascun soggetto avrebbe ottenuto un eguale guadagno post-tassazione. Una fra le loro decisioni veniva poi selezionata ed applicata all’intero gruppo. La prima decisione che ai soggetti è stato chiesto di prendere era diretta a misurare la loro preferenza per la diseguaglianza in una situazione di imparzialità: ovvero, all’”individuo decisivo” – la persona la cui percentuale di tassazione era stata selezionata – è stata assegnata la posizione mediana nella scala dei guadagni del gruppo. La seconda e la terza decisione sono state prese “dietro un velo di ignoranza”: nell’indicare la percentuale di tassazione i soggetti non conoscevano ancora la posizione che avrebbero occupato nella scala dei guadagni del gruppo. La quarta decisione, infine, è stata presa conoscendo la propria posizione nella scala dei guadagni del gruppo.
L’esperimento è stato realizzato utilizzando 4 trattamenti diversi per la determinazione dei guadagni pre-tassazione: A) una procedura puramente casuale (sorteggio); B) una procedura casuale (sorteggio) ma “manipolata”, in quanto i soggetti provenienti dalle aree di residenza più agiate venivano avvantaggiati nel sorteggio rispetto al resto del gruppo; C) una mansione da svolgere che richiedeva soltanto impegno lavorativo; D) un test di abilità che richiedeva capacità di ragionamento astratto. In condizioni di separatezza rispetto ai suddetti trattamenti, è stato anche somministrato ai soggetti un insieme di test decisionali rivolti a rilevare il loro grado di avversione all’ambiguità ed il loro grado di avversione al rischio. Nel test di avversione all’ambiguità, ai soggetti era richiesto di decidere se partecipare ad un’estrazione casuale da una prima scatola (con probabilità decrescenti di successo da un’estrazione all’altra) oppure da una seconda scatola (con probabilità incognita). Nel test di avversione al rischio, i soggetti dovevano scegliere se partecipare a lotterie con esito casuale oppure ricevere un ammontare fisso di guadagno. Mediante un questionario compilato dai soggetti, si sono anche raccolte una serie di informazioni demografiche e le loro attitudini riguardo alla società.
All’interno dei paesi, il comportamento sperimentale dei soggetti non si è molto differenziato fra le due località italiane, mentre alcune differenze sono emerse all’interno degli Stati Uniti. Fra i paesi, il comportamento sperimentale dei soggetti si è molto differenziato nella prima e nella quarta decisione, in modo coerente con i risultati attesi dalla teoria.
Le decisioni più orientate alla redistribuzione sono state prese dai soggetti norvegesi. Le decisioni meno orientate alla redistribuzione sono state prese dai soggetti statunitensi. All’interno di questo quadro generale, tuttavia, sono anche emersi dei risultati specifici riguardanti i diversi paesi. I soggetti italiani appaiono disposti ad accettare la diseguaglianza di reddito che scaturisce dal merito personale in misura maggiore rispetto a quanto emerso dalle decisioni prese dai soggetti statunitensi e norvegesi. Questo risultato è sorprendente, dal momento che comunemente si ritiene che il rispetto del merito personale sia un tratto distintivo della cultura statunitense. Siamo inclini a considerare questo risultato come la spia di una domanda di maggiore rispetto del merito latente nella società italiana. In coerenza con questa spiegazione, dai questionari somministrati alle giovani generazioni dei paesi il cui Stato sociale ricade nel “modello conservatore” (fra questi paesi c’è anche l’Italia) si rileva una forte incidenza di soggetti che hanno la percezione di essere fra i “perdenti” nella redistribuzione di reddito che ha luogo fra le coorti della popolazione di appartenenza (Sabbagh and Vanuysse, 2010). Una chiara diversità di orientamento fra le coorti giovani ed anziane, riguardo alla redistribuzione intergenerazionale del reddito, è un risultato presente anche in Boeri et al. (2001). L’evidenza macroeconomica suggerisce che questa percezione che i giovani hanno riguardo alla direzione dei flussi redistributivi rifletta la realtà dei trasferimenti intergenerazionali. Ad esempio, l’Italia occupa il quarto posto nella classifica dei paesi dell’OCSE per la spesa sociale “a favore degli anziani” – quanto lo stato spende per le coorti anziane rispetto alle coorti giovani (Lynch, 2001). All’opposto, la domanda di redistribuzione dei soggetti norvegesi risulta indipendente dalla causa che ha generato la diseguaglianza di reddito. Nella quarta decisione, i soggetti norvegesi al di sopra della mediana nella scala dei guadagni (i “ricchi”) hanno espresso una scelta molto più orientata alla redistribuzione dei corrispettivi soggetti statunitensi ed italiani. Un divario ancora maggiore è emerso nell’orientamento a favore della redistribuzione espresso dai soggetti norvegesi al di sotto della mediana nella scala dei guadagni (i “poveri”) rispetto ai corrispettivi soggetti statunitensi ed italiani.
I soggetti norvegesi sono risultati significativamente meno avversi al rischio ed all’ambiguità delle loro controparti, contraddicendo in tal modo l’ipotesi che a determinare una più elevata domanda di redistribuzione sia un maggiore intrinseco desiderio di proteggersi dall’incertezza di reddito. In ogni caso, la relazione fra avversione al rischio e domanda di redistribuzione appare notevole all’interno dei paesi. In particolare, negli Stati Uniti – nelle prime tre decisioni – si sono rilevati soggetti avversi al rischio che domandano più redistribuzione in un numero di superiore rispetto a quello degli altri paesi. In conclusione, si può osservare che la redistribuzione sperimentale è più alta in Norvegia che in Italia, benché i due campioni presentino opinioni comparabili riguardo al grado di mobilità sociale esistente nel proprio paese. Questa evidenza suggerisce la necessità di riesaminare la visione teorica secondo la quale le credenze sulla mobilità sociale costituiscono la principale determinante della domanda di redistribuzione.
Riferimenti:
Boeri, T., Borsch-Supan, A., & Tabellini, G. (2001), “Would you like to shrink the welfare state? A survey of European citizens”, Economic Policy, 16(32), 9-50.
Lynch, J. (2001), “The age orientation of social policy regimes in OECD countries”, Journal of Social Policy, 30, 411-436.
Sabbagh, C. & Vanhuysse, P. (2010), “Intergenerational Justice Perceptions and the Role of Welfare Regimes: A Comparative Analysis of University Students”, Administration & Society, 42(6) 638–667.
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